La storia

Brendola e la Villa

Brendola (VI) ha origini lontane. I primi abitanti furono i Paleoveneti o Veneti antichi, a partire dal Neolitico recente (III millennio a.C. circa), sostituiti dai Veneti nel II millennio a.C. Il nome deriva probabilmente dalle “brendole” (dal latino redeo, che significa “sorgere”, diventato rendula e poi brendula; oppure dal tedesco brent, anch’esso traducibile con “sorgere”), risorgive d’acqua
caratteristiche del luogo. Brendola è situata in una zona strategica, in mezzo a diverse vie di passaggio, che hanno favorito commerci e scambi. Lo sviluppo demografico del territorio è avvenuto anche grazie alla costruzione in epoca romana, nel 148 a.C., della Via Postumia. (dalla guida su Brendola)

Ed è proprio al limite del Castrum Romano che sorge Villa Vescova (ex Villa Veronese) in una delle zone più antiche di Brendola. Nel medioevo qui risiedeva il Vescovo Conte, che aveva nella rocca sovrastante il suo punto di avvistamento e il suo rifugio in caso di scorribande nemiche. La villa è da sempre denominata “La Vescova”, probabilmente perché nel Cinquecento, prima del Concilio di Trento, era ancora abitata dai vescovi. Tra il XVI e il XVII secolo abitazione e terreno divennero proprietà privata; intorno agli anni Quaranta del Novecento la proprietà passò a Ugo Veronese, che decise di rimettere a nuovo tutta la costruzione, affidando i lavori all’architetto Dal Conte, già conosciuto per alcuni importanti restauri nella città di Vicenza. La parte padronale centrale, piuttosto semplice, venne arricchita con motivi architettonici neoclassici e si decise di mantenere la doppia scalinata che porta dal cortile al parco di fronte alla villa, luogo riparato e protetto che favorisce la crescita di ulivi che ancora oggi si possono ammirare. Fu conservato anche un pregevole passaggio sovrastato da un arco, che collegava la villa con il parco retrostante e che ancora oggi conferisce un’aria pittoresca al luogo. Ugo Veronese non ebbe figli e alla sua morte lasciò la villa alla moglie. Non avendo eredi, la Signora Veronese alla sua morte lasciò la sua dimora alla Diocesi di Vicenza che, memore di vicissitudini antiche, aveva dimostrato sempre ammirazione ed interesse per il luogo.
Ed è proprio la Diocesi ad aver affidato la gestione della villa all’Associazione Diakonia Onlus, ente gestore dei servizi-segno di Caritas Diocesana Vicentina, per l’attuazione del progetto “Coltivare la speranza”.

Villa Vescova fa parte del catalogo on line Ville Venete del portale turistico regionale veneto.eu