Da un punto di vista geografico, Brendola occupa una posizione privilegiata: a pochi chilometri da Vicenza, è definita anche “la porta dei Berici”, perché situata in uno dei punti più importanti di accesso ai colli, sul margine occidentale.
Il territorio del comune di Brendola si articola in due aree: una collinare (i Monti Comunali raggiungono i 344 mt s.l.m.) ricoperta soprattutto di boschi, prati e qualche vigneto; e una pianeggiante che si incunea fra i colli, per un totale di 25,52 kmq.
Terra ricca di acqua e di sorgenti, il cui fiume principale porta lo stesso nome del paese, Brendola ha una popolazione di quasi 7.000 abitanti, e confina a nord con Altavilla Vicentina, a est con Arcugnano, a sud est con Zovencedo, a sud con Grancona, a sud ovest con Sarego, a ovest con Montebello Vicentino e a nord ovest con Montecchio Maggiore.
L’insieme collinare che va sotto il nome di “Colli Berici” si estende per una ventina di chilometri a sud di Vicenza, occupando una superficie di quasi 200 chilometri quadrati.
È possibile distinguere due settori: quello orientale, un vasto e articolato altopiano fortemente dirupato lungo il margine sud orientale; e quello occidentale, caratterizzato invece da morfologia più debole, con lievi ondulazioni che si raccordano più o meno dolcemente con la pianura.
La cima più importante per il territorio è Monte Berico, su cui sorge il Santuario della Madonna di Monte Berico.
Le rocce che formano l’ossatura dei colli e il ritrovamento di numerosi fossili inducono a pensare a un’origine marina del territorio. Le “brendole” è il nome con cui vengono chiamate le numerose risorgive d’acqua caratteristiche del luogo. Per risorgiva s’intende una sorgente d’acqua dolce che affiora spontaneamente in superficie dopo un percorso sotterraneo, tipica dei terreni di piana alluvionale.
Brendola, per quanto piccola, presenta un centro sportivo non indifferente che permette a tutti di
praticare sport. Propone vari corsi annuali, oltre a campi da tennis, da beach volley, molti
campi da calcio, una piattaforma, un campo regolare da golf a 18 buche situato sulla sommità dei colli brendolani.
Cicloturismo: Magicoveneto
Nati dall’antica sapienza dei suoi vignaioli, i vini brendolani sanno stupire ed
emozionare, perché portano dentro di sé il valore di un territorio da sempre
vocato alla tradizione vitivinicola dei vini bianchi “Garganega D.O.C.” e “Moschina” e dei vini rossi come la “Gambugliana” e il “Tai rosso”.
Vi sono inoltre altre varietà, quali: Trebbiano Soave,
Turchetta, Glera, Tocai friulano, Rabosco veronese, Durella, Cavrara, Corbina, Grapparol, Manzoni bianco, Marzemino, Marzemina grossa, Marzamina bianca, Incrocio bianca, Negrara, Refosco dal peduncolo rosso, Vespaiola.
Il clima mite che caratterizza il territorio permette anche la coltivazione
dell’olivo.
La sopressa è un insaccato di alta qualità fortemente legato al territorio di produzione, espressione della cultura e delle tradizioni gastronomiche contadine.
Anche se visitare Brendola è sempre una buona idea, la primavera e alcuni periodi dell’anno rappresentano, sicuramente, il momento migliore per scoprire il suo territorio. Durante l’anno, a Brendola, vengono poi organizzati dei momenti di festa, con serate musicali e danzanti e stand gastronomici.
Le feste più importanti sono:
La Rocca è sempre stata luogo di riparo per i Vescovi di Vicenza e sembra fosse fortificata fin da prima del X secolo. Un primo documento attesta la concessione imperiale di Ottone III del castello, probabilmente fino ad allora un semplice torrione squadrato, al Vescovo di Vicenza. Altri documenti che testimoniano con certezza il possedimento risalgono al XII secolo. Nella sua compiutezza doveva essere un edificio piuttosto imponente adatto a far fronte a lunghi, e non rari per quei tempi bui e pericolosi, periodi di permanenza del Vescovo. È facile intuire, anche se non vi sono testimonianze, che il maniero sia stato più volte assediato ed incendiato. Atti notarili riferiscono che il Vescovo Bartolomeo da Breganze cede, nel XIII secolo, l’uso e la manutenzione del castello alla chiesa e alla comunità locale di Brendola, con l’obbligo di offrire riparo al vescovo in caso di necessità. Successivamente il paese ed il suo castello subiscono gli avvenimenti delle signorie dominanti nel Veneto. Nel 1337 viene ceduto ai Carraresi, nel 1353 se ne impossessa Cangrande della Scala che successivamente lo dona ai Vicentini. Nel 1404 Vicenza, e tutto il suo territorio, si dona alla Serenissima Repubblica di Venezia e ne seguirà le sorti. Lo splendore e le glorie della rocca terminano nel XVI secolo, quando le truppe di Bartolomeo d’Alviano, comandante militare della Serenissima, incendiano e distruggono i punti vitali del maniero, allo scopo di impedirne l’utilizzo alle incalzanti truppe della Lega di Cambrai, calate in Veneto per conquistare Venezia. Da quel momento quei ruderi diventano muti testimoni del tempo che passa e delle tumultuose vicissitudini dei nostri secoli. E, dopo cinquecento anni, il tempo ce li restituisce in gravissimo stato di abbandono e precarietà. Nei dintorni altri due castelli dove si rifugiava il Vescovo, il castello (ora chiesa parrocchiale) di Grancona e il castello di Zovencedo.
Il castello faceva parte della cintura fortificata tra il territorio vicentino ed il veronese, comprendente
Le feste più importanti sono:
Negli ultimi anni (1980/89 e 2005/06) si è provveduto ad un buon intervento di restauro conservativo, in cui le aggiunte strutturali in pietra, per la sicurezza statica dei ruderi, sono perfettamente visibili, permettendoci di leggere in tutto il loro drammatico fascino i segni del tempo e della storia, consentendo l’accesso esterno al pubblico.